domenica 29 gennaio 2012

Serena


A volte succedono giorni in cui gli eventi sembrano ammassati quasi come vestiti lanciati alla rovescia per mesi in un armadio che aprendo l’anta ci sommergono con tutta la voglia di essere ripiegati. Svegliarmi senza aver già voglia della notte, del momento prima di addormentarmi.
Alle otto e trenta ero già in trincea e questo doveva essere il secondo indizio. Oggi il primo scontro a freddo è avvenuto intorno alle dieci orario in cui di solito mi accingo ad indossare l’elmetto.
Lo scontro non è avvenuto a caldo perchè la superficilità e l’ignoranza della gente purtroppo non possono combattersi col fuoco anche perchè altrimenti si vivrebbe nel Far West.
Quella chiamata T27 della Ericsson però proprio non la doveva fare ed oggi ho scoperto che non era la prima volta che prendeva iniziativa. L’ ho minacciato, gli ho detto che se non la smette di fare quello che gli pare gli levo i tasti ad uno ad uno, poi l’antenna provocandogli dolore fisico e gli metto la mascherina pitonata rosa confetto cosicchè tutti lo deridano e lui infine, quasi in lacrime, mi ha promesso che non lo farà più.
Poi è arrivato Passato, che evidentemente non era lì presente per me, ma visto che il mio telefono l’aveva chiamato anche se senza il mio permesso lui si è sentito libero di condividere la di me scrivania.
Mi preoccupavo del fatto che così da vicino potesse osservare tutte le imperfezioni del mio viso. La cosa mi ha inquietata fino a quando non ho innalzato un muro fatto da un foglio excel colorato che filtravo e defiltravo creando degli effetti di luci sulle pareti grigie generavano ombre fatte di scritte che leggevo e rileggevo a bassa voce per essere sicura di comprenderle bene e di non perdere di vista l’obiettivo. Uscita dal campo di battaglia e dirigendomi verso casa per andare a rimettere in forno l’armatura mi stupivo di quanto oggi andassi piano con il mio scooter bruttino come solo lui sa essere e non so bene la ragione, ma ridevo. Andavo piano e la gente intorno a me sembrava aver fretta. Sorpassava a destra ma solo perchè non aveva trovato il modo di passarmi attraverso ed a sinistra poi sarebbe stato troppo prevedibile. Un tizio con un motorino molto più carino del mio pensava che la strada fosse una pista di macchinine da scontro ma io però non ero stata avvisata del gioco e quindi con lui non stavo giocando. Lì ho realizzato che quello che sarebbe stato il testimone oculare dell’omicio di me mi stava seguendo. In realtà il dubbio c’era, inizialmente non avevo ben capito se quello daveva essere il di lui percorso ma quando ha iniziato a parlarmi ho realizzato che a differenza di Passato lui mi stava rincorrendo dai campi di battaglia. Dall’età sembrerebbe un Caporal Maggiore certamente di un altro battaglione perchè non mi sembra di averlo mai incontrato durante la marcia del mattino. La mamma mi ha insegnato che non devo fermarmi a parlare con gli sconosciuti ma oggi sono stata disobbediente e con il senno di poi devo dire che avrei dovuto iniziare a farlo prima.
Non so quanto Caporal Maggiore abbia utilizzato abili trucchi di battaglia o forse quanto in realtà oggi fossi pronta io a lasciarmi fermare.
 La sensazione è quella di aver vinto una lunga guerra contro me stessa e non è di certo per l’incontro ma perchè non sono caduta nell’ultima battaglia. Serena cala la notte.


mercoledì, 21 settembre 2011

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