domenica 29 gennaio 2012

Lucciola


Quella Lucciola di Città del Messico volava piano ma brillava certamente forte. Un puntino che pulsava con lo stesso ritmo di un cuore che batte. Riusciva da sola ad illuminare quell’angolo di foresta. Ma la paura del buio, la mia paura del buio, era troppo più forte, non potevo restare. Avrei potuto catturarla in una bottiglia piena di fori per la respirazione e farla diventare il mio lume per le letture notturne, non lo feci. All’epoca non leggevo. Pensai che forse in  quell’angolo di foresta quella Lucciola aveva una mamma che l’amava tanto, una mamma che le preparava i dolci alla ricotta con la cioccolata e che durante il week-end le stirava le cinque camicie che avrebbe indossato durante la settimana e pensai anche che forse il giovane comune di Pescia non sarebbe stato pronto ad accogliere nella sua comunita’ una clandestina arrivata dal lontano Messico. Tra le luci finte della città era già troppo tardi per i dubbi, per domandarsi se anche lei come me in realtà avesse solo paura del buio e se in quella foresta non ci fosse stato nessuno ad aspettarla a casa la sera, qualcuno che le comprasse il cocomero baby all’ Esselunga per festeggiare la promozione datagli dal capo Roberto e che le portasse il caffè a letto al mattino. Quella notte non c’era tempo per pensare ed anche del dubbio non può che restare la scelta.

martedì, 14 giugno 2011

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