La testa chiusa in una gabbia di
plastica, un corpo immobile in un tunnel bianco, intensi rumori, i pensieri
forse ancora più assordanti. Ho ripensato al vicino viaggio nelle Olande, al
modo in cui mi ostinassi a cercare in luglio i tulipani rossi. Scorgevo solo
mucche grigie e capre gialle, pecore nere e ruscelli verde oliva, un paesaggio
incantato ma non era quello che volevo vedere. Ho ripensato ai tempi più
lontani, quelli della pipì in piedi, dei calzoncini rossi a righe blu, delle
camicie a quadri, delle figurine Panini, delle imitazioni di Paolo Villaggio ed
a quando con gli occhialini da nuotatore mi travestivo da ragionier Filini.
Ripensavo ai tempi in cui la differenza tra l’essere innamorato o fidanzato non
è ben chiara, a quando i grandi con insistenza fanno domande del tipo “e tu ce
l’hai il fidanzatino?”, la risposta è quasi sempre “si” e poi “ah si, e lui lo
sa?” la risposta del bambino è spesso “no” ma a sette anni e meno male poco
conta. Ho ripensato a quando da grande volevo fare Andreotti e a quando credevo
nella politica più di quanto credessi in Babbo Natale anche se per l’età mi
sarei dovuta concentrare sul secondo.
Ho pensato poi a quello che era il
giorno di oggi, al mio non essere tutto ciò che non sono diventata. Non sono
Andreotti, credo più a Babbo Natale che alla politica, ho sofferto per anni
della sindrome di Cristoforo Colombo recentemente mi ero trasformata in una
cacciatrice cieca di tulipani d’estate. Oggi voglio essere Amerigo.
Vado allo specchio, mi strucco con i dischetti di cotone della Lidl, non sono le rughe ma è l’abitudine a quello sguardo della lei che adesso è me che ancora manca.
Vado allo specchio, mi strucco con i dischetti di cotone della Lidl, non sono le rughe ma è l’abitudine a quello sguardo della lei che adesso è me che ancora manca.
venerdì, 29 luglio 2011
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