Scrivo fisicamente a terra.
Fisicamente a terra vuol dire che sono seduta sul pavimento freddo e non che io
soffra di una qualche malattia del corpo. Non sono brava a spiegarmi con i
discorsi, parlo davvero poco bene. E’ un pò come se i concetti nel tragitto dal
cervello alla bocca si disperdessero per poi prendere voce confusi in un ordine
che non necessariamente è quello di partenza, perdendo così efficacia e
chiarezza, ma non a caso non mi chiamo Concetta. Ricordo bene quando circa un
anno fa, quando frequentavo la prima elementare, cercai di spiegare ai miei
familiari che il mio studiare a terra non era un atteggiamento anticonformista
ma seplicemente il risultato del fatto che avendo le gambe corte avvertivo una
certa stanchezza nel tenerle a penzoloni sulla sedia e dissi loro che quella
scrivania stile antico alta quanto il quinto piano di una libreria di ergonomico
aveva al massimo i pomelli dei cassetti. Fui così chiara che decisero di
portarmi dal dottore perchè erano preoccupati per il mio crescere così
lentamente e il risultato fu che la mattina appena sveglia prima di mangiare un
bel cucchiaino di pappa reale c’era quella gustosa dose di olio di fegato di
merluzzo. Ancora mi domando quanto sarebbe stato più semplice fare un falò con
quei legni, comprare una nuova scrivania almeno del novecento e proprio
esagerando un poggiapiedi. Forse anch’io avrei potuto dire la verità, ossia che
quel pavimento aveva i poteri. D’ estate infatti era il posto più fresco della
casa e d’inverno invece c’erano quelle da me definite le mattonelle preferite
che si riscaldavano da sole. Ma in realtà loro non mi avrebbero creduta ed
avrebbero certamente gridato al guasto chiamando l’idraulico per far riparare le
tubazioni che passavano sotto la pavimentazione della mia cameretta, quindi
tutto sommato credo sia stato meglio così. Sto finendo di scrivere, sono
fisicamente sulla sedia, le gambe toccano a terra e per fortuna alla nascita per
qualche strano motivo mi dotarono di una discreta dose di intelligenza da capire
che se gli altri vedono in noi un problema non è detto che necessariamente
esista o che per noi lo sia. Stasera però avevo bisogno di ricordarmi che a meno
che tu da grande non voglia fare il salto in lungo o la corsa agli ostacoli non
servono centocinquanta centimetri di gambe.
lunedì, 24 ottobre 2011
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