domenica 29 gennaio 2012

L' occhiello


Per mesi ne ho rifiutato l’ingresso. Lo lasciavo lì sull’uscio sentendolo gridare dalla porta, non capendo nemmeno cosa stesse dicendo. Volevo solo che arrivasse qualcuno e che lo portasse via da me, lontano.
Quando poi un bel giorno lui è riuscito ad entrare di nascosto dall’ occhiello.
Io ero sul divano che guardavo le televendite di Giorgio Mastrota. Lui esordisce dicendo “alla buon ora”. Sono saltata dallo spavento, non capivo chi fosse e soprattutto da dove fosse entrato. Non si è presentato ed io a quel punto con un fare inquisitorio ho iniziato a fare domande per capire chi fosse e da dove venisse. La sua risposta era sempre “dovresti saperlo tu”.
Inizialmente ero chiaramente impaurita ma più lui parlava e più mi veniva voglia di ascoltarlo, più si apriva e più capivo che non era lì per caso.
Mi ha raccontato che un tempo vivevamo insieme. Lui  era rinchiuso nel forno a microonde almeno fino a quando quel forno non ha smesso di funzionare ed io li ho buttati via entrambi, ma solo uno dei due consapevolmente. Non sapevo che vivesse lì e se l’avessi saputo forse avrei provato a ripararlo.
Abbiamo parlato per giorni o forse mesi senza che lui si presentasse. Ad un tratto durante una delle nostre conversazioni mi fa: “scusa, ma ora devo proprio andare” e poi continua “ah, comunque piacere, Dolore” e allunga una zampa.  Abbracciandomi mi sussurra in un orecchio “tranquilla, è solo un arrivederci”.


domenica, 27 novembre 2011

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