Alle otto e trenta ero già in trincea e questo doveva essere
il secondo indizio. Oggi il primo scontro a freddo è avvenuto intorno alle dieci
orario in cui di solito mi accingo ad indossare l’elmetto.
Lo scontro non è
avvenuto a caldo perchè la superficilità e l’ignoranza della gente purtroppo non
possono combattersi col fuoco anche perchè altrimenti si vivrebbe nel Far
West.
Quella chiamata T27 della Ericsson però proprio non la doveva fare ed
oggi ho scoperto che non era la prima volta che prendeva iniziativa. L’ ho
minacciato, gli ho detto che se non la smette di fare quello che gli pare gli
levo i tasti ad uno ad uno, poi l’antenna provocandogli dolore fisico e gli
metto la mascherina pitonata rosa confetto cosicchè tutti lo deridano e lui
infine, quasi in lacrime, mi ha promesso che non lo farà più.
Poi è
arrivato Passato, che evidentemente non era lì presente per me, ma visto che il
mio telefono l’aveva chiamato anche se senza il mio permesso lui si è sentito
libero di condividere la di me scrivania.
Mi preoccupavo del fatto che così
da vicino potesse osservare tutte le imperfezioni del mio viso. La cosa mi ha
inquietata fino a quando non ho innalzato un muro fatto da un foglio excel
colorato che filtravo e defiltravo creando degli effetti di luci sulle pareti
grigie generavano ombre fatte di scritte che leggevo e rileggevo a bassa voce
per essere sicura di comprenderle bene e di non perdere di vista l’obiettivo.
Uscita dal campo di battaglia e dirigendomi verso casa per andare a rimettere in
forno l’armatura mi stupivo di quanto oggi andassi piano con il mio scooter
bruttino come solo lui sa essere e non so bene la ragione, ma ridevo. Andavo
piano e la gente intorno a me sembrava aver fretta. Sorpassava a destra ma solo
perchè non aveva trovato il modo di passarmi attraverso ed a sinistra
poi sarebbe stato troppo prevedibile. Un tizio con un motorino molto più carino
del mio pensava che la strada fosse una pista di macchinine da scontro ma io
però non ero stata avvisata del gioco e quindi con lui non stavo giocando. Lì ho
realizzato che quello che sarebbe stato il testimone oculare dell’omicio di me
mi stava seguendo. In realtà il dubbio c’era, inizialmente non avevo ben capito
se quello daveva essere il di lui percorso ma quando ha iniziato a parlarmi ho
realizzato che a differenza di Passato lui mi stava rincorrendo dai campi di
battaglia. Dall’età sembrerebbe un Caporal Maggiore certamente di un altro
battaglione perchè non mi sembra di averlo mai incontrato durante la marcia del
mattino. La mamma mi ha insegnato che non devo fermarmi a parlare con gli
sconosciuti ma oggi sono stata disobbediente e con il senno di poi devo dire che
avrei dovuto iniziare a farlo prima.
Non so quanto Caporal Maggiore abbia
utilizzato abili trucchi di battaglia o forse quanto in realtà oggi fossi pronta
io a lasciarmi fermare.
La sensazione è quella di aver vinto una lunga
guerra contro me stessa e non è di certo per l’incontro ma perchè non sono
caduta nell’ultima battaglia. Serena cala la notte.
mercoledì, 21 settembre 2011